Amoreco.

Non mi sono mai piaciuti i posti freddi e pensavo che Parigi mi sarebbe cominciata a piacere solo a Primavera. Invece, pure se oggi la luce è bianca e il balcone mi pare più grigio degli altri giorni, l’aria più densa, mi fa impazzire lo stesso. Vabbè. Se proprio devo essere sincero mi piace di più perché stiamo insieme. Tipo come se alleggerisse l’inverno. Che io vivo per l’estate, aspetto solo l’estate. E tu sei un po’, come l’estate. Ti aspetto sempre. Dalla mattina presto che sgattaioli fuori dalle lenzuola, qualche volta così piano che mi perdo pure il bacio che mi dai. Ti aspetto mentre risistemo casa con mio fratello e facciamo colazione in cucina senza dirci niente. Ti aspetto mentre ballo, quando la massaggiatrice severissima che teniamo qua in palestra mi liscia la schiena, scioglie tutti i nodi e l’unico che non riesce a sciogliere è quello da stupido che mi fa sorridere se mi scrivi qualcosa e per qualche ragione stai facendo i capricci. O semplicemente mi dici che mi ami. O che mi cerchi. “Mi pensi?” “Ti penso sempre”. Quando mi hai chiesto il podcast per Natale, onesto, non so se ho pensato che è un regalo giusto. Un regalo che ti può piacere veramente. Ma poi tengo sempre un sacco di cose da dire. E la sera quando veramente siamo insieme non lo so se ho tutto questo spazio o se ho voglia di dirle – non sempre ho voglia di dirle. La sera ho sempre voglia del momento in cui entri in casa. Mia mamma me lo ha sempre detto che probabilmente vado d’accordo con i cani perché so veramente aspettare il momento in cui sono con qualcuno. Quando eri a Cuba non arrivava mai. Quando eri a Cuba non avevo nessuno da aspettare. Pensavo che il tempo passava e ne stavamo perdendo un sacco. Comunque. Quando arrivi la sera ti dicevo che non so se tengo spazio perché mi perdo proprio. Come quegli ossessionati che ti toccano sempre io sempre nella lista dei peggiori perché pure io, ti voglio toccare per tutto il tempo. Ti voglio tenere vicino. Voglio sapere che hai fatto. Voglio vedere come rotei gli occhi quando qualcosa non ti piace. Ti metterei una mano fra le gambe tutte le volte che lo fai. Io non lo faccio tutte le volte perché non sempre è giusto. Non sempre va bene. Qualche volta mi piace che le cose siano facili e qualche volta mi piace che non lo siano. Anche a te? Non mi sono alzato ancora dal letto. Stamattina non ti senti molto in mezzo alle coperte, forse mi sei stato più vicino prima di alzarti. O mentre dormivi. Ho voglia di stancarti. Quando ti stanco a letto il tuo odore sta dappertutto. Sono le giornate in cui mi sveglio meglio. Come sono le tue giornate quando ti svegli meglio? Sopporti di più? O sei più capriccioso? Vuoi sempre tutto. Vuoi di più, ancora di più, quando ti svegli bene? Mi sto rigirando un sacco per sentire se ti trovo, da qualche parte. Se ti trovassi. Non lo so. Penso che se ti trovassi. Ti farei sparire. Sotto di me. Così potrei sparire, dentro di te. Credo. Tipo queste sono cose che non voglio fare finire mai. Stamattina resto a casa. Mio fratello non c’è. Seleziono i brani per la coreografia del sette. Vorrei davvero poter ballare la musica che sei tu per me. Ti aspetto a casa. Ti voglio a casa. Ti voglio e basta. Ti voglio sempre.

Ah. Vabbè. Tutte le cose devono avere un nome e pure questa ne tiene una. Penso che quando parli ad una persona riguadagni spazio. Ne occupi un sacco. Questo è nostro. Questo è tuo.

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